Note Invernali
VII -
22 febbraio 2012
- ehi,
come te la passi ?
che ne
hai fatto dell'inverno,
di
questo inverno sprofondo siberiano,
che
ne hai fatto del tuo tempo in digitale, in dolby surround,
sul
vecchio orologio pulsano ancora le lancette in senso orario.
e che
ne hai fatto del tuo compito,
dei
tuoi talenti, del tuo destino,
del
bambino che eri,
un
giorno tutto questo
non
sarà più
e
non sarà più tuo.
- Ho
transitato, a volte invano
e
tuttora mi trascino
un
vento di me più grande di me,
biascico
nomi avverbi residui annodati alle viti
a
volte con buone parole, come ingenuo è fiorire,
e mi
perdo, come insonne è morire,
per
poi ritrovarmi e perdermi ancora
senza
più lacrime assorto
in
un silenzio di pietra,
leccandomi
le ferite fino a raschiarle via
la
lingua di sale saldata sul ghiaccio
come
un b-movie americano
e ti
dirò, ti dirò di più,
ti
dirò di umano,
ti
dirò di più umano di quel che sono una bugia,
una
confidenza,
una
confessione da tenere stretta tra le dita a voce piena,
a voce
conserta,
una
mano amica, l'amante che,
il
calore vivo del suo corpo amore
in un
attimo mi avrebbero rimesso al mondo,
in
questo in quello
in
ogni dove mondo
in
ogni mondo dove.
Ma
sono favole di strada che racconti, che racconto
buoni
melò per il cinematografo, per i romanzi rosa, d'appendice,
e
tutto resta relativo
inchiodato
alle cose di prima, di prima, di prima
una
pletora di motivi suona per me
questa
campana amara
come
un plotone di esecuzione
e
suona ancora e ancora -
cavalca
la tua gran torino,
il
viale del massacro pasce sulla fame
il tuo
bisogno di amore
senza
più voce
e
tutto resta relativo
inchiodato
alle cose di prima, di prima, di prima
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