martedì 28 giugno 2011

  SalmOdiando 




     I salmo


  La voce dell'albero
 ha cuore la radice,
  chi ha atteso e sperato,
chi ha fatto della pazienza
 il suo vizio elevato
 la manna scenda
 a chi ha creato,
   a chi ha avuto fede anche
  nell'anonimato.

 
  II salmo

  NOn il rettile ti ha
le voci elevate,
  non colui che sottace sordo inadempiente
    al sorgere del creato,
  non chi ha barattato visioni per cocci
 non chi si è girato ad adularsi
  in un torvo d'acqua,
  ma chi invece ti è stato in fedele ascolto
     la tua manna dal cielo
  lo sotterri di gloria.

 
  III salmo

 Mentre nel letto languo
  e il torpore del sonno
 porta nel riposo l'astio dei giorni andati
 e le lacrime
             finalmente erompono senza freni
  si levano come rivoli desolati
 di questo incanto non sperato
 e cercano te, la tua potenza,la tua benevolenza
   che la tua esistenza sia per un istante
  abbandonata alla disperazione
  di me
        che ti invoco in soccorso.

 
 IV salmo

Ancora ti chiamo irraggiungibile saggezza
indimostrabile perfezione dei piani,
 il mio lamento è prova del mio abbaglio
  ancora imperfetta creatura di te
 anelo con il mio lamento a colmare la distanza
 a suturare i pioli della scala che manco a salire
 a dispiegarmi a te testimone di ciò che qui non segue la tua
   inespugnabile legge,
  che prova la mia inconsolabile mancanza di te
   le mie pupille ancora all'altezza del massimo
  del massimo splendore del tuo volto
    del coro d'angeli
   ancora sordo,

  lo zolfo rettifica il cuore
    lo zampilla di fiamme


  V salmo

  Duro a spegnersi è il dolore che culmina in rabbia
    vacilla la speranza fiduciosa dell'umile che in te
totalmente confida
  ma non vedendo nella sua limitata porzione che gli occhi ancora non gravano
  la luce profusa cavata fino alle orbite,
                           fino alle vertebre d'ossa,
    fino alle fenditure dei baratri,
      fin dove tutto
    onnipotente arrivi,

  e la spavalderia degli empi che sanno la puzza di brace
    a farli corrieri della tua prova del fuoco
          portatori della tua collera,
manovali della tua sapienza
  noi i retti
       ci apriamo in lode a te
   il dono della nostra imperfezione
      il perdono della nostra tristezza
    del non essere cavalcatura degna della tua potenza,
  in te confidiamo rifugio
     nella immensità della tua misericordia
     del tuo sconfinato amore

  VI salmo

  Signore, chi accoglierai nella tua gioia eterna ?
    coloro che avranno percorso il compito del loro naufragio
  coloro che avranno saldi la pena in ogni tuo disordine
    coloro che saranno sempre purificati dagli abbagli
      e incapaci d inganni
   coloro che avranno la testa svelata e il cuore limpido
     e le mani calle di lacrime
    e il sudore dolce della fronte


  VII salmo

  Ho paura, Signore,
  e questa paura mi distanzia da me a te nel grigiore
   ammucchia i nemici agli angoli di ogni strada,
    mi rende incapace di essere oltre a te solo diretto,
   io non merito che tu abbia spazio in te da dedicarmi,
     la mia paura è sovrana, è il signore degli empi
   che scaldano il palato con i frutti del loro eccesso al peccato,
        che peccano della tua legge,
   si credono sovrani, si insaguinano le mani
     il loro cuore è un pastrano
   fanne cova di fiamma, illuminali della tua calma
    fonte del tuo rifugio dove desidero ardentemente
     colmarmi.


  VIII salmo

   Signore, io mento anche ora che ti chiamo
       mi inerpicherei a confondere la tua esistenza,
    io mento e la mia unica spinta è mentire,
     tutto in me precipita in forze che illudo di avere
      mi debilito in spergiuri,
        la presa non è salda,
           e l'abbandono non è totale,
        pioviggina non diluvia
     quale segno non vedo ?
    quale nota non sento ?
      quale canto non levo ?


  IX salmo

   Dove restavano come siepi scollate
     i suoni non avevano più vocaboli
        e non mercanteggiavano le azioni,
     la piazza gremita le accolite di venditori
       il vociare mi apparve folle, come se i miei occhi
     fossero presi da un punto più alto, e la collera dalle viscere, 
dal fegato squillasse l'ora della verità, della tua verità, la vindice, 
              la distributrice di giustizia,
    tu che non hai compromessi, tu che dai al puro l'infinito,
      tu che ricompensi l'empio con la follia,
     tu che agiti il vento e scuoti la terra la innervi della tua potenza
       ero rammemore della mia caduta un attimo di santità, 
    un dono elargito
                        per la risalita, in te confido 
 che questo momento sia gremito della tua presenza
     che invada la piazza, rifaccia gli orizzonti al cielo, 
che esploda la carne dalle ossa
       che il vento rinvigorisca la vita fin nel segreto della morte,
          e che possa fluire
                  errando traboccante
            nella pienezza
             di te,
                   
                           Dio straniero

  
   X salmo

          Ho il cuore troppo tenero oh Signore, per onorarti
     seguirti ed essere fiero al giogo del tuo incedere,
       come cavalli che impazzano tirando nelle più estreme direzioni
        sono il punto di fuga di sfibranti pulsioni,
         e mi lacerano, mi si smembra il corpo come un pupazzetto in mano
      ad un bambino che non ha ancora la misura del dolore,
         lui unico tuo erede, ti segue finchè non è colmo di creazioni,
      finchè il getto della tua presenza lo anima, lo perseverà
                 e non ancora ha perso la natura
            del tuo vento


   XI salmo

         Riconoscendomi grato
          come umile viscere che si alzano con le ali delle parole
           innalzo a te,
               fonte da cui sorgivo sgorgo in un alba senza fine
         che in ogni tramonto rivede un bagno incline di grazia,
            e leggero come le libellule e le fatate che si incarnano senza peccato
          in virtù d'agnello, in voci per incanto, in lapislazzuli che intessono
        la misura dei giorni in eternità di sfolgoranti crepuscoli
      che l'occhio vigile imbevuto della tua benevolenza
        ha in gloria e canto
         fino a che tu non sia sazio ed il trapasso conceda
           al tuo servo amato

                
   XII salmo 

   
      La notte quando non più sbarrando le porte con la menzogna diurna
        i messaggeri si fanno rapidi e costruiscono i campi
         dove la tua gloria verrà edificata,
     Perchè mi chiedo, ora che al giaciglio mi accorgo,
      solo luciferino ti sveli, oh divino ?
    Solo nei terrori di occhi che esplodono a zolle
          di nero polline, e le mie parole arricciano gonfiate cercandosi
       le mani come un incurvato divelto ferro incallito dai denti,
              ed io non ho la potestà di risvegliarmi alla tua luce.
     Dimmi dov'è che mi incanto, dov'è che il pastore ho perso di vista,
       dov'è che mi hai abbandonato alle cure dei tuoi demoni alati,
         la fiamma del loro nume inietta la mia anima di sperdute tracce
       vago circonfuso di paure che cospirano spettri, 
                                                    le porte ridono alle calcagne
        ogni angolo buio prende a scovare voragini.
           Ma la tua gloria sia lodata, 
                     anche nel punto più basso che tocca la tua infinita bontà
             a noi creature idiote che il discernimento del cuore
                abbiamo sperperato e non sappiamo più cosa fare
                            per farci amare.

   XIII salmo


     Nel pieno vuoto del mio essere
       nella totale prostrazione del mio ridare l'immagine di te,
     mi levo in canto, e anche se le mie note suoneranno stonate,
        il mio gesto considera sacro.
      Come un corpo che le acque specchiano in lembi
        come torsioni di lingue che le vocali agitano
          spoglio ogni cosa di me,
           come un ferro caldo invoco la misura della tua incudine
         in te confido, e ciò che spergiura in me
            purificalo con la virtù della tua fiamma
              e il tuo diluvio chiamerò bagno di pace
            e i nemici chiamerò portatori della tua misericordia
               oggi, che questo giorno colmo di luce rompe i sigilli
                 come un ampolla che trabocca, e una ampiezza 
                   e ogni viscera riesplode di te,
              ed io sento la tua sconfinata potenza prendermi
                 con violenza il cuore, guidare ogni mio passo,
                e riconoscere ogni mio errore come prova del tuo amore,
                   ed ogni mio io, mio essere a te opposto,
                      opaco che richiama lo specchio
                         del tuo risplendere,
            concedimi la grazia di affogare infinitamente
                 in ogni istante, in ogni dimenticanza
              che porti traccia ancora di te.
   
            
 
     XIV salmo

       Chi teme più, chi giudica ?
        
       chi ancora si fermerà ad osare parole senz'anima,
        chi adempirà ancora inganni senza amore,
           chi porterà catene che non abbiano alacre pulsante del martire,
       chi spoglierà vergini senza il pudore degli occhi,
       chi immolerà gioie senza sacrificio,
         chi spergiurerà invano,
            chi avrà ancora fame e sete e ogni istinto bellico e delicato
         che non sarà bramosia di te,
          scalata al cielo, ricerca incessante del tuo volto,
             abbaglio di te, riverbero in ogni cosa del creato,
         abbandono di ogni iniquità, dissolversi di ogni dubbio,
           chi avrà abitato la tua misericordia,
               chi avrà conosciuto il timore della tua immensità,
             beato colui che è con te, nella tua grazia,
                   che ha visto il tuo volto
                     ed è rimasto folgorato
             perchè è stato redento e immacolato
          e cammina così tra i vivi e i morti.
     
       Chi teme più, chi giudica ?


     XV salmo


      Come in un precipitare
        è la via non segnata di chi
     ha perso la gloria del tuo volto, 
       di chi mugghiante la polvere
      ha le ali stornite perchè ha perso la fede,
      ma la via della tua gloria è infinita
       concedi ad ogni uomo la grazia
         cospargi la morte di miele
       spalanca gli occhi a chi non vede
           apri i cuori con le fiamme del tuo splendore
        mieti il grano che dispensa la vita
         dà la gioia piena ai tuoi figli
       alle creature imperfette testimoni fragili
         della tua potenza
       elevali alla tua altezza
             sfrondali dalle apparenze
            mostragli la bellezza che risuona nel creato
        sollevali dal buio dove brancolano sprofondando
             i lamenti che gemono
        graffiano l'anima dei giusti,
          dona alla tua infinita misericordia
            la potenza del tuono

     
     XVI salmo


      Signore mio Dio
         che mi hai raccolto con la grazia
             della tua mano possente
        e hai instillato in me
               la scintilla del tuo spirito
      hai conosciuto la mia disperazione, hai accolto
         il mio dolore, ungendomi il capo
       mi hai benedetto,
     la mia anima risuona colma di gioia,
         benedice ogni afflizione che l'ha condotta a te,
          quando ancora era forte il terrore dei nemici,
            quando vacillava andando ombra sul muro,
           strascicando ogni passo già come fosse sostanza di cenere, 
                 un vuoto di polvere,
            un corpo senza sangue, ed io ero in balia
           di ogni illusione, di ogni incantesimo,
         cieco di parole, ammutinato di te,
            ma tu mi hai reso santo,
              hai trasformato le mie afflizioni in canto,
                        Gloria a te oh Divino, Spirito Santo !


     XVII salmo

       Fallibile creatura mi riconosco
      l'orgoglio del mio levarmi a te
         mi svela quale fragile io sia.
       E la vergogna mi stende un velo impietoso sul volto
         induce il mio passo chino a sprofondare agli inferi,
      ma la tua saggezza risplende ovunque e si dona a chi
        riconosce la misura del proprio errare,
       a chi come la superficie limpida di un torrente
         a volo raso sorvoli con la suprema leggerezza delle tue ali
       tu che ami perdonare, tu che ti rendi afferrabile
         a queste membra di ossa e di sudore
           che chiami amati,
          e il tuo vigore non sarà arsura estiva,
        e la tua mano non sarà la sferza del mulo,
          e la tua voce non sarà il tuono del diamante
    a chi saprà l'orecchio tendere
        sarà il fuoco che disseta,
          sarà la carezza della madre,
             sarà il suono della cetra
          Dio a noi, che ti rendi visibile,
                anche nella fragranza di una rosa.

       
     XVIII salmo

         Potenza di tutto il creato
           soffio che anima il cosmo
        che dà vita alla polvere,
          che infode luce all'ombra,
             a te ogni lode è vibrata
          come una arpa a mille corde,
           ogni nota si moltiplica risuonando della tua gloria,
             verbo che non dà deriva,
            perfezione incalcolabile,
          nutrimento perpetuo,
           infondi il giusto
          con i raggi della tua infinita visione,
           a te che nulla è precluso,
        a te che sei scaturigine del Tempo,
          immensità da cui tutto sgorga,
         i tuoi angeli ci siano guida,
           noi in te confidiamo,
        concedici la tua presenza in dono
          e liberaci dal peccato.

        
      XIX salmo

        Le trame che fitte imperviano
       come rovi dove la luce si oscura
      dove non più sorge la spiga dorata,
       dove covano le serpi e le tele tese stanno
      a inginocchiare i figli della grazia
      che sul sentiero desolato si inerpicano
        ascoltando il tuo richiamo,
       perseguitati da coloro che non sanno il timore della tua potenza
        che amano scagliarsi con l'irruenza della propria ingordigia   
        con la loro bava schiumante
       ed umiliare i figli della tua gloria, 
                              che l'angelo veglia in attesa di una tua parola,
         ora ti invochiamo prostrati oltre ogni misura
           da questa ingiustizia terrena,
            maledetti, malfamati, soggiogati
          ridotti al punto più basso
         dove la miseria sconfina in un richiamo alla tua misericordia,
           riconoscici il frutto dei nostri meriti
           rendici l'acqua che ripaga la sete,
         apri i nostri cuori alla visione che acceca,
          sollevaci dove l'oltre risiede in te
           nella gloria dei cieli.


      XX salmo

        Oggi,
         che il mio corpo pullula di ferite
          ed ognuna chiede di te
         ed ognuna riconsegna alla mia anima
               un frammento di te,
            un fremito e vedo
         con la netta proporzione delle forme
            coloro che,
        e mi riconosco lancia della tua collera,
            che la tua vindice
         sia un olocausto di pace,
          che il tuo perdono sia
           un bagno di lacrime,
        che la tua manna sia
            un pasto nudo che zampilla,
           che il colore della tua misericordia
        sia il rosso dei vinti,
               che gli orizzonti della tua pietà
            siano mani che pregano,
          che l'otre della tua compassione
         sia colma di sete,
           che la dispensa della tua bontà
             sia una gioia che incanta,
    che la virtù del tuo ingegno infinito
          sia un verde che spera,
     che il soffio della tua voce
        sia la gloria che sovrasta,
          che la potenza del tuo verbo
          sia la parola che si incarna,
       Lode a te oh Signore,
     Gloria a te nell'alto dei cieli,
     Gloria a te nelle regioni degli inferi,
     Gloria a te nelle terre mezzane,
     Gloria a te nelle profondità dei mari,
     Gloria a te nei picchi montani,
     Gloria a te in ogni estremo vitale,
           in ogni angolo remoto,
        in ogni misura del creato,
       in ogni Spirito Santo.

    
     XXI salmo

     E' rotto l'argine che tiene la piena
       d'improvviso come in un'apparizione chiara
         mi è apparsa
          l'impossibile distanza
     la mia miseria forgiata
      al tornio 
           di questo corpo sciagurato d'anima
        rado
            al silenzio delle pietre.
      Oh Signore,
     tu che sei la promessa su cui poggia il movimento,
      tu che sei prima di ogni visione,    
    tu che disavanzi i cieli,
       tu che sei il turbine che accende i venti,
     tu che sei ciò che più non oltre si tace,
        tu, ciò che l'abbondanza non può colmare,
      tu che mai abbastanza lodato elevi il miserabile
        fino all'approdo
               nel cuore d'oro
            distilla sonante del pulsare cosmico,
       a te le mie parole, la parola di un popolo
         di un unico che a te si abbatte,
       di un unico che ha le mani gonfie di calli,
        che la fronte bronza di sole
         faldata di sudore
       scava senza zolle la nostra anima
        sfibrata che attende
            un tuo gesto d'amore.
        
       
     XXII salmo

         
    Il sole discende quest'aria pungente
       tirando le fronde
        a verde istintivo
     che già si traverte sul tenue passito
         la quiete assoluta
             di un rosso che affonda
      di una demenza
                     completa.

   Abbraccerò la tua fede, oh Signore,
     quando avrò la scienza del tuo sapere,
   la superbia che mi guida è una grazia scellerata
      oggi che covano i demoni ogni mia fibra,
        oggi che tirano le viscere
      e non mi basta sapere le rovine,
     e non mi basta la povertà del beato,
     e non mi basta l'umiltà di chi non chiede,
     e non mi basta la promessa di una lontananza,
     e non mi basta sapere che tra le intercapedini c'è un estasi,
     e non mi basta sapere che ogni cosa è destinata,
     e non mi basta sapere che tu non mi hai abbandonato,
     e non mi basta la tua fede.


    XXIII salmo

     Una musica alta vibra le corde
       di un'arpa
      celeste risuona ogni nota
     risolve il cuore in letizia,
     il vaso di effluvi trabocca
     la voce si estende in canti ridenti di giovani vergini,
     un giorno di festa in lode al Signore
      la luce risplende in ogni fragore
        gli angeli in flutti si porgono in coro
     si stende sul cielo un più vasto orizzonte
       di gloria è l'aria ricolma,
      il popolo innalza un unico suono
        gli occhi riversi nell'immane visione
      il cuore acceso dal tuo amore assoluto
        si fonde in un amen il passato e il futuro,
       si fonde in un amen il piacere e il dolore,
     si fonde in un amen l'inizio e la fine,
    si fonde in un amen il ricordo e l'oblio,
     si fonde in un amen quest'attimo e il tutto.


   XXIV salmo

    Urge la vita quando spento al richiamo
      della vanità delle cose
     il tuo fedele alza lo sguardo nell'intimo del cuore
           e  nel silenzio riposa,
       e nella tua presenza
      si riconosce.
    Come ali stendono cerchi di libertà oltre la sete
       che invoca il deserto, e il falco pellegrino
       il sole pensando alto l'oro delle foglie,
      ed ogni istante s'infonde di eternità l'incanto,
       l'anima mia si innalza
         oltre il brancolare di questa muta assetata
        che ha perso il senno oltre la misura del perdono
     che inscena inferi, ammassa demoni predoni del mondo,
        oltre si innalza,
              l'anima mia a te rivolta.
      Concedimi la giustizia dei miei sospiri
        delle parole ammutolite, delle ferite non lavate,
               delle lacrime strappate,
      Concedimi un cuore purificato dal dolore,
       riversami alla mondanità dei saperi,
        ungimi al tuo fuoco,
       rendimi capace di discernere la visione che sboccia in ogni cosa,
       insegnami la postura del vagabondo, di colui che passa,
          concedimi di riconoscerti nel fruscio del vento,
            nell'acqua piovana,
       e che il grido che dietro si porta la notte,
        la luna possente immola ululati
          di pacificazione,
       e che il grido dei miei nemici
         si sciolga in una cascata di fiori,
         e piova latte
                       sui nostri capi.


      XXV salmo

        Pulsando il sangue nelle vene
        sente tutta l'ira di questo mondo precipitare
      come un ricordo lontano pavido nel cuore della notte
        un focolaio risplende lunare nella chiara memoranza
         che affiora al petto e nibelunghe creature del cielo
           mi hanno affondato nell'anima e pur un attimo
        i miei occhi si sono fatti furia che acceca
           e ho visto la progressione che va dall'inizio alla fine
             e poi recede,
           come un innesto di rugiada il mio scibile
             si è fuso con il divino, la mia natura si è fatta duplice,
               dove i morti camminano e i vivi gridano,
             dove gli angeli si fanno visibili e la loro luce insegna il tuo riflesso,
                     e i demoni svelano la loro discendenza divina,
           come fauci di leoni e ispidi tutto correva
             gravitando intorno a un centro,
                   un buco cuore
                un cavo d'osso,
              un corpocreato a massa vorticante,
            tutto il piano che implode fino agli estremi
               e i limiti si toccano
                   frangendosi.
             
     

      XXVI salmo
    
        E' un pensatoio questa fossa
          dove gli amabili mi hanno gettato
        e mi concedono il lusso di meditarti in pace.
            Qui dove risplende fulgida la precarietà del mondo,
         qui dove l'oscurità diventa primigenia di luce,
           qui dove la natura dei sensi riaffiora alla tua fibra,
             dove l'occhio prende a plasmare le tenebre,
          ed io assiso nella disperazione, prendo a predicare a vuoto,
             i suoni si scollano la resina di parole
             fonda le membra derivano estese il tuo verbo,
             il singhiozzo è un perimetro che sconfina,
            e lungi il mio essere si protrae alla deriva
              possa la tua immagine risplendere.
              

       XXVII salmo


       Invoco pietà ora che il terrore mi sgretola il cuore,
         ora che le mie membra tremano
               e rimango di sasso,
 e le mie parole sono come il traditore che attenta alla mia anima,
          che procura profitto ai demoni, che mi vende ai nemici.
         Ardua battaglia è il mio cuore in piena,
           manda i tuoi angeli in soccorso oh Signore,
            che squillino le trombe,
                che si rompano i sigilli,
           che l'apocalisse tempri ogni fibra del mio corpo,
             che io diventi una rivelazione incarnata e mi si lavi la bocca
           con il tuo verbo incendiario, e mi si spalanchi la colomba nell'anima,
              che la paura si volti in coraggio,
            che il mio sangue pulsi impetuoso come un canto di guerra,
               che le vertigini del mio corpo diventino prova del tuo passaggio,
              che io sia invaso dalla tua presenza,
                il verde che scuote le pietre,
               l'urlo che rivendica i demoni,
                  la lancia che apre i cieli. 

       
      XXVIII salmo

         Dalle mie mani non escono parole
              ma levate sono,
         puntando verso
                        partenze inusitate
     monumale corre l'onda
           fino alla radice del miglio
     l'ora che sempre ci ritrova
          a strapiombo
       sulla soglia che preme
            la carne al punto che eccede.
       
      Dalle mie mani non escono parole
        ma levate sono



       XXIX salmo

        Ovunque credimi
           ti prego Signore
         credimi
               il fiume di te mi ha parlato
       dolcemente
               nei balzi delle onde
           un sogno di amore
       seguitava un candore e andava andava un ritmo 
            la cetra si è messa a suonare
               le corde cantavano
          ho bisogno del tempo fino alla fine del tempo
        libero di fluire
          la mia preghiera
  folle si scioglierà come neve e prenderanno a scendere
         ghirlande come lodi a te rivolte 
           nel firmamento i cembali esploderanno copiosi
       la tua potenza nei tempi dei tempi
          e nulla sarà andato invano.

       Ovunque credimi ti prego Signore
          e aspettami e non lasciarmi andare


        XXX salmo

        Vedo Signore con l'occhio assoluto
         che per l'eternità di un istante mi hai donato 
        che ogni tempo
           porterà la sua grazia sul dorso di una tigre
        e ogni creatura ha la sua misura nel perdono
          e ogni invaso è uno sforzo teso alla tua distanza
          e ogni ceppo dalla divina grazia verrà divelto
                 in suoni di timpani
              le percussioni apriranno i cieli e i mari profondi
      e la terra verrà svelata
                   ai nostri occhi spalancata.

          

         XXXI salmo

        Sorgeva l'alba fra i canneti
         si dileguava il notturno grido,
                liquida diveniva
           quiete maestoso silenzio
        vedevo l'oro farsi madreperla
         le ninfee balenare nel verde
             e un ponte levitava al cielo
               d'arcobaleno.
          La luce spogliava le ombre,
           e lei,
             colei che accende gli appetiti,
            colei che scopre l'anima,
 come una delizia di ogni senso ricambiava 
           i miei sguardi
    con la gioiosa innocenza della grazia.
       Dalle sue labbra voluttà scardinava ogni mio intimo pudore
         e in virtù di alloro la vedevo animarsi.
     Non so se fosse ciò la manna, la benedizione che tu elargisci
         in siffatta perfezione a volte ai tuoi prediletti,
       non so se fosse invece brama di questo mondo,
         il caduto tende a noi agguati ai confini del tuo volere,
      ma seppi allora profondamente quale amaro inferno
           deve esser stato perderti.


        XXXII salmo

           Questo è il luogo del mio risveglio,
            alleluja al Signore che me l'ha concesso.
              Per quanto amaro,
                 per quanto detestabile,
              per quanto insopportabile,
             per quanto doloroso,
                 per quanto ingannevole,
              è il luogo del mio risveglio.
         Più in là verranno i prediletti della tua sapienza
               a incendiare il mondo con semi di garofano
          a moltiplicare i pani
            a benedire i pesci
           a resuscitare i morti
             a mondare gli immondi
           e ovunque tu sarai più di prima,
                ovunque.


           XXXIII salmo

     In un oggi che è già lontano nella memoria
        eppur presente nell'immediato
   il salmastro del mare
     mi ha declinato a raggiera in mille riverberi
        indugiavo beato sorbendo la grazia, il vento che sospirava
          nutrendo gli umani in quanto vegetali
     e il panorama schiudeva di un laccio selvaggio
      le onde a quelle figure che si delineavano.
     
 Sono la prima declinazione dell'essere
        l'infinito a tendere
      venuto al compromesso della carne
       terza persona in plurale
         io, io, io
      tremolante,
    un avamposto,
     un astro nascente,
           la lanterna appesa allo stoppino che brancola nel buio,
    tu altissimo che hai luce ove anche è il buio,
     in un angolo spera
          anche ciò che dispera
        disperso
                  in te.



      XXXIV salmo

      Inanela la mia tristezza
      al bordo della luna
        un canto che suona
    in nome di una antica lamentazione
      profondo brillare su questa estesa valle di lacrime
     sulla pianeggiata di alture e verdi chiome alate
       di vegetazioni ricolme al notturno passaggio.
    Ora che riposo inesteso di voci, brulicare amante
       di vertigini e il corpo abbandonato alla incuria del tempo
    all'abbraccio del sonno in questa incantevole assenza
      che riforgia la mia anima a pezzi,
    scendono benedizioni dal cielo
   stelle accese a siderali vicinanze,
      atomi sparsi della tua grazia
    a coloro che vegliano,  
      dispense d'amore
         stillano
     scioglendo i voti
      dileguando i dolori
     ogni cosa a te rivolta
      nella tua pienezza
   si schiudono le soglie
    da oriente a occidente
      ai tuoi prodigi
   esulta a te ogni creatura
    la terra fiorisce nell'abbondanza
      il frumento cresce
  i cieli splendono celesti
       i fiumi sono gonfi di acque
    i cuori si aprono
       forgiati d'argento
   al crogiuolo
       della tua sapienza,
    il grido si muta in lode,
   l'abbattimento in coraggio,
       la preghiera che ha cavalcato lo scoramento,
     la preghiera che ha risalito fino alle tue pendici,
       tu che ascolti
          colui che si incammina, che a lungo ti cerca

     beato colui che non si arresta di fronte all'abisso
       anche se i suoi passi vacillano    
        e fiducioso si slancia nella tua beatitudine
               e sprofonda nel tuo amore
                    ed esulta nella tua misericordia
          

     
        XXXV salmo

        Compassionevole brace
      in questa bufera di mondo
              che ardi    
   non declinarmi a vuoto,
   invano a sbuffi focosi
         senza cerimoniere
       senza l'invito del vento
        senza listelli di suono
         al conio di qualche verbo imbandito
           allo sbando
               le nostre vite consumate
    qui noi un io espanso di cera 
        oltre il perimetro della solitudine
             estinto   
       senz'ardere, senza amore, senza pace,
                    senza risplendere
       senza discernimento.


        XXXVI salmo


      Quando gli ultimi saranno i primi
        e ogni anno calcato con i passi sulla polvere
     rientrerà nel computo estremo di tutte le misure
      e ogni estrema unzione pioverà a grappoli
       una nuova fioritura di acini
         e noi l'amore sapremo conversare nel tuo nome
      mescendo e riversando
        in un frutto incontaminato
      fuggire sarà sparire
                  sparire sarà salire
                             salire sarà lodare
                
                                              lodare sarà amare.