SalmOdiando
I salmo
La voce dell'albero
ha cuore la radice,
chi ha atteso e sperato,
chi ha fatto della pazienza
il suo vizio elevato
la manna scenda
a chi ha creato,
a chi ha avuto fede anche
nell'anonimato.
II salmo
NOn il rettile ti ha
le voci elevate,
non colui che sottace sordo inadempiente
al sorgere del creato,
non chi ha barattato visioni per cocci
non chi si è girato ad adularsi
in un torvo d'acqua,
ma chi invece ti è stato in fedele ascolto
la tua manna dal cielo
lo sotterri di gloria.
III salmo
Mentre nel letto languo
e il torpore del sonno
porta nel riposo l'astio dei giorni andati
e le lacrime
finalmente erompono senza freni
si levano come rivoli desolati
di questo incanto non sperato
e cercano te, la tua potenza,la tua benevolenza
che la tua esistenza sia per un istante
abbandonata alla disperazione
di me
che ti invoco in soccorso.
IV salmo
Ancora ti chiamo irraggiungibile saggezza
indimostrabile perfezione dei piani,
il mio lamento è prova del mio abbaglio
ancora imperfetta creatura di te
anelo con il mio lamento a colmare la distanza
a suturare i pioli della scala che manco a salire
a dispiegarmi a te testimone di ciò che qui non segue la tua
inespugnabile legge,
che prova la mia inconsolabile mancanza di te
le mie pupille ancora all'altezza del massimo
del massimo splendore del tuo volto
del coro d'angeli
ancora sordo,
lo zolfo rettifica il cuore
lo zampilla di fiamme
V salmo
Duro a spegnersi è il dolore che culmina in rabbia
vacilla la speranza fiduciosa dell'umile che in te
totalmente confida
ma non vedendo nella sua limitata porzione che gli occhi ancora non gravano
la luce profusa cavata fino alle orbite,
fino alle vertebre d'ossa,
fino alle fenditure dei baratri,
fin dove tutto
onnipotente arrivi,
e la spavalderia degli empi che sanno la puzza di brace
a farli corrieri della tua prova del fuoco
portatori della tua collera,
manovali della tua sapienza
noi i retti
ci apriamo in lode a te
il dono della nostra imperfezione
il perdono della nostra tristezza
del non essere cavalcatura degna della tua potenza,
in te confidiamo rifugio
nella immensità della tua misericordia
del tuo sconfinato amore
VI salmo
Signore, chi accoglierai nella tua gioia eterna ?
coloro che avranno percorso il compito del loro naufragio
coloro che avranno saldi la pena in ogni tuo disordine
coloro che saranno sempre purificati dagli abbagli
e incapaci d inganni
coloro che avranno la testa svelata e il cuore limpido
e le mani calle di lacrime
e il sudore dolce della fronte
VII salmo
Ho paura, Signore,
e questa paura mi distanzia da me a te nel grigiore
ammucchia i nemici agli angoli di ogni strada,
mi rende incapace di essere oltre a te solo diretto,
io non merito che tu abbia spazio in te da dedicarmi,
la mia paura è sovrana, è il signore degli empi
che scaldano il palato con i frutti del loro eccesso al peccato,
che peccano della tua legge,
si credono sovrani, si insaguinano le mani
il loro cuore è un pastrano
fanne cova di fiamma, illuminali della tua calma
fonte del tuo rifugio dove desidero ardentemente
colmarmi.
VIII salmo
Signore, io mento anche ora che ti chiamo
mi inerpicherei a confondere la tua esistenza,
io mento e la mia unica spinta è mentire,
tutto in me precipita in forze che illudo di avere
mi debilito in spergiuri,
la presa non è salda,
e l'abbandono non è totale,
pioviggina non diluvia
quale segno non vedo ?
quale nota non sento ?
quale canto non levo ?
IX salmo
Dove restavano come siepi scollate
i suoni non avevano più vocaboli
e non mercanteggiavano le azioni,
la piazza gremita le accolite di venditori
il vociare mi apparve folle, come se i miei occhi
fossero presi da un punto più alto, e la collera dalle viscere,
dal fegato squillasse l'ora della verità, della tua verità, la vindice,
la distributrice di giustizia,
tu che non hai compromessi, tu che dai al puro l'infinito,
tu che ricompensi l'empio con la follia,
tu che agiti il vento e scuoti la terra la innervi della tua potenza
ero rammemore della mia caduta un attimo di santità,
un dono elargito
per la risalita, in te confido
che questo momento sia gremito della tua presenza
che invada la piazza, rifaccia gli orizzonti al cielo,
che esploda la carne dalle ossa
che il vento rinvigorisca la vita fin nel segreto della morte,
e che possa fluire
errando traboccante
nella pienezza
di te,
Dio straniero
X salmo
Ho il cuore troppo tenero oh Signore, per onorarti
seguirti ed essere fiero al giogo del tuo incedere,
come cavalli che impazzano tirando nelle più estreme direzioni
sono il punto di fuga di sfibranti pulsioni,
e mi lacerano, mi si smembra il corpo come un pupazzetto in mano
ad un bambino che non ha ancora la misura del dolore,
lui unico tuo erede, ti segue finchè non è colmo di creazioni,
finchè il getto della tua presenza lo anima, lo perseverà
e non ancora ha perso la natura
del tuo vento
XI salmo
Riconoscendomi grato
come umile viscere che si alzano con le ali delle parole
innalzo a te,
fonte da cui sorgivo sgorgo in un alba senza fine
che in ogni tramonto rivede un bagno incline di grazia,
e leggero come le libellule e le fatate che si incarnano senza peccato
in virtù d'agnello, in voci per incanto, in lapislazzuli che intessono
la misura dei giorni in eternità di sfolgoranti crepuscoli
che l'occhio vigile imbevuto della tua benevolenza
ha in gloria e canto
fino a che tu non sia sazio ed il trapasso conceda
al tuo servo amato
XII salmo
La notte quando non più sbarrando le porte con la menzogna diurna
i messaggeri si fanno rapidi e costruiscono i campi
dove la tua gloria verrà edificata,
Perchè mi chiedo, ora che al giaciglio mi accorgo,
solo luciferino ti sveli, oh divino ?
Solo nei terrori di occhi che esplodono a zolle
di nero polline, e le mie parole arricciano gonfiate cercandosi
le mani come un incurvato divelto ferro incallito dai denti,
ed io non ho la potestà di risvegliarmi alla tua luce.
Dimmi dov'è che mi incanto, dov'è che il pastore ho perso di vista,
dov'è che mi hai abbandonato alle cure dei tuoi demoni alati,
la fiamma del loro nume inietta la mia anima di sperdute tracce
vago circonfuso di paure che cospirano spettri,
le porte ridono alle calcagne
ogni angolo buio prende a scovare voragini.
Ma la tua gloria sia lodata,
anche nel punto più basso che tocca la tua infinita bontà
a noi creature idiote che il discernimento del cuore
abbiamo sperperato e non sappiamo più cosa fare
per farci amare.
XIII salmo
Nel pieno vuoto del mio essere
nella totale prostrazione del mio ridare l'immagine di te,
mi levo in canto, e anche se le mie note suoneranno stonate,
il mio gesto considera sacro.
Come un corpo che le acque specchiano in lembi
come torsioni di lingue che le vocali agitano
spoglio ogni cosa di me,
come un ferro caldo invoco la misura della tua incudine
in te confido, e ciò che spergiura in me
purificalo con la virtù della tua fiamma
e il tuo diluvio chiamerò bagno di pace
e i nemici chiamerò portatori della tua misericordia
oggi, che questo giorno colmo di luce rompe i sigilli
come un ampolla che trabocca, e una ampiezza
e ogni viscera riesplode di te,
ed io sento la tua sconfinata potenza prendermi
con violenza il cuore, guidare ogni mio passo,
e riconoscere ogni mio errore come prova del tuo amore,
ed ogni mio io, mio essere a te opposto,
opaco che richiama lo specchio
del tuo risplendere,
concedimi la grazia di affogare infinitamente
in ogni istante, in ogni dimenticanza
che porti traccia ancora di te.
XIV salmo
Chi teme più, chi giudica ?
chi ancora si fermerà ad osare parole senz'anima,
chi adempirà ancora inganni senza amore,
chi porterà catene che non abbiano alacre pulsante del martire,
chi spoglierà vergini senza il pudore degli occhi,
chi immolerà gioie senza sacrificio,
chi spergiurerà invano,
chi avrà ancora fame e sete e ogni istinto bellico e delicato
che non sarà bramosia di te,
scalata al cielo, ricerca incessante del tuo volto,
abbaglio di te, riverbero in ogni cosa del creato,
abbandono di ogni iniquità, dissolversi di ogni dubbio,
chi avrà abitato la tua misericordia,
chi avrà conosciuto il timore della tua immensità,
beato colui che è con te, nella tua grazia,
che ha visto il tuo volto
ed è rimasto folgorato
perchè è stato redento e immacolato
e cammina così tra i vivi e i morti.
Chi teme più, chi giudica ?
XV salmo
Come in un precipitare
è la via non segnata di chi
ha perso la gloria del tuo volto,
di chi mugghiante la polvere
ha le ali stornite perchè ha perso la fede,
ma la via della tua gloria è infinita
concedi ad ogni uomo la grazia
cospargi la morte di miele
spalanca gli occhi a chi non vede
apri i cuori con le fiamme del tuo splendore
mieti il grano che dispensa la vita
dà la gioia piena ai tuoi figli
alle creature imperfette testimoni fragili
della tua potenza
elevali alla tua altezza
sfrondali dalle apparenze
mostragli la bellezza che risuona nel creato
sollevali dal buio dove brancolano sprofondando
i lamenti che gemono
graffiano l'anima dei giusti,
dona alla tua infinita misericordia
la potenza del tuono
XVI salmo
Signore mio Dio
che mi hai raccolto con la grazia
della tua mano possente
e hai instillato in me
la scintilla del tuo spirito
hai conosciuto la mia disperazione, hai accolto
il mio dolore, ungendomi il capo
mi hai benedetto,
la mia anima risuona colma di gioia,
benedice ogni afflizione che l'ha condotta a te,
quando ancora era forte il terrore dei nemici,
quando vacillava andando ombra sul muro,
strascicando ogni passo già come fosse sostanza di cenere,
un vuoto di polvere,
un corpo senza sangue, ed io ero in balia
di ogni illusione, di ogni incantesimo,
cieco di parole, ammutinato di te,
ma tu mi hai reso santo,
hai trasformato le mie afflizioni in canto,
Gloria a te oh Divino, Spirito Santo !
XVII salmo
Fallibile creatura mi riconosco
l'orgoglio del mio levarmi a te
mi svela quale fragile io sia.
E la vergogna mi stende un velo impietoso sul volto
induce il mio passo chino a sprofondare agli inferi,
ma la tua saggezza risplende ovunque e si dona a chi
riconosce la misura del proprio errare,
a chi come la superficie limpida di un torrente
a volo raso sorvoli con la suprema leggerezza delle tue ali
tu che ami perdonare, tu che ti rendi afferrabile
a queste membra di ossa e di sudore
che chiami amati,
e il tuo vigore non sarà arsura estiva,
e la tua mano non sarà la sferza del mulo,
e la tua voce non sarà il tuono del diamante
a chi saprà l'orecchio tendere
sarà il fuoco che disseta,
sarà la carezza della madre,
sarà il suono della cetra
Dio a noi, che ti rendi visibile,
anche nella fragranza di una rosa.
XVIII salmo
Potenza di tutto il creato
soffio che anima il cosmo
che dà vita alla polvere,
che infode luce all'ombra,
a te ogni lode è vibrata
come una arpa a mille corde,
ogni nota si moltiplica risuonando della tua gloria,
verbo che non dà deriva,
perfezione incalcolabile,
nutrimento perpetuo,
infondi il giusto
con i raggi della tua infinita visione,
a te che nulla è precluso,
a te che sei scaturigine del Tempo,
immensità da cui tutto sgorga,
i tuoi angeli ci siano guida,
noi in te confidiamo,
concedici la tua presenza in dono
e liberaci dal peccato.
XIX salmo
Le trame che fitte imperviano
come rovi dove la luce si oscura
dove non più sorge la spiga dorata,
dove covano le serpi e le tele tese stanno
a inginocchiare i figli della grazia
che sul sentiero desolato si inerpicano
ascoltando il tuo richiamo,
perseguitati da coloro che non sanno il timore della tua potenza
che amano scagliarsi con l'irruenza della propria ingordigia
con la loro bava schiumante
ed umiliare i figli della tua gloria,
che l'angelo veglia in attesa di una tua parola,
ora ti invochiamo prostrati oltre ogni misura
da questa ingiustizia terrena,
maledetti, malfamati, soggiogati
ridotti al punto più basso
dove la miseria sconfina in un richiamo alla tua misericordia,
riconoscici il frutto dei nostri meriti
rendici l'acqua che ripaga la sete,
apri i nostri cuori alla visione che acceca,
sollevaci dove l'oltre risiede in te
nella gloria dei cieli.
XX salmo
Oggi,
che il mio corpo pullula di ferite
ed ognuna chiede di te
ed ognuna riconsegna alla mia anima
un frammento di te,
un fremito e vedo
con la netta proporzione delle forme
coloro che,
e mi riconosco lancia della tua collera,
che la tua vindice
sia un olocausto di pace,
che il tuo perdono sia
un bagno di lacrime,
che la tua manna sia
un pasto nudo che zampilla,
che il colore della tua misericordia
sia il rosso dei vinti,
che gli orizzonti della tua pietà
siano mani che pregano,
che l'otre della tua compassione
sia colma di sete,
che la dispensa della tua bontà
sia una gioia che incanta,
che la virtù del tuo ingegno infinito
sia un verde che spera,
che il soffio della tua voce
sia la gloria che sovrasta,
che la potenza del tuo verbo
sia la parola che si incarna,
Lode a te oh Signore,
Gloria a te nell'alto dei cieli,
Gloria a te nelle regioni degli inferi,
Gloria a te nelle terre mezzane,
Gloria a te nelle profondità dei mari,
Gloria a te nei picchi montani,
Gloria a te in ogni estremo vitale,
in ogni angolo remoto,
in ogni misura del creato,
in ogni Spirito Santo.
XXI salmo
E' rotto l'argine che tiene la piena
d'improvviso come in un'apparizione chiara
mi è apparsa
l'impossibile distanza
la mia miseria forgiata
al tornio
di questo corpo sciagurato d'anima
rado
al silenzio delle pietre.
Oh Signore,
tu che sei la promessa su cui poggia il movimento,
tu che sei prima di ogni visione,
tu che disavanzi i cieli,
tu che sei il turbine che accende i venti,
tu che sei ciò che più non oltre si tace,
tu, ciò che l'abbondanza non può colmare,
tu che mai abbastanza lodato elevi il miserabile
fino all'approdo
nel cuore d'oro
distilla sonante del pulsare cosmico,
a te le mie parole, la parola di un popolo
di un unico che a te si abbatte,
di un unico che ha le mani gonfie di calli,
che la fronte bronza di sole
faldata di sudore
scava senza zolle la nostra anima
sfibrata che attende
un tuo gesto d'amore.
XXII salmo
Il sole discende quest'aria pungente
tirando le fronde
a verde istintivo
che già si traverte sul tenue passito
la quiete assoluta
di un rosso che affonda
di una demenza
completa.
Abbraccerò la tua fede, oh Signore,
quando avrò la scienza del tuo sapere,
la superbia che mi guida è una grazia scellerata
oggi che covano i demoni ogni mia fibra,
oggi che tirano le viscere
e non mi basta sapere le rovine,
e non mi basta la povertà del beato,
e non mi basta l'umiltà di chi non chiede,
e non mi basta la promessa di una lontananza,
e non mi basta sapere che tra le intercapedini c'è un estasi,
e non mi basta sapere che ogni cosa è destinata,
e non mi basta sapere che tu non mi hai abbandonato,
e non mi basta la tua fede.
XXIII salmo
Una musica alta vibra le corde
di un'arpa
celeste risuona ogni nota
risolve il cuore in letizia,
il vaso di effluvi trabocca
la voce si estende in canti ridenti di giovani vergini,
un giorno di festa in lode al Signore
la luce risplende in ogni fragore
gli angeli in flutti si porgono in coro
si stende sul cielo un più vasto orizzonte
di gloria è l'aria ricolma,
il popolo innalza un unico suono
gli occhi riversi nell'immane visione
il cuore acceso dal tuo amore assoluto
si fonde in un amen il passato e il futuro,
si fonde in un amen il piacere e il dolore,
si fonde in un amen l'inizio e la fine,
si fonde in un amen il ricordo e l'oblio,
si fonde in un amen quest'attimo e il tutto.
XXIV salmo
Urge la vita quando spento al richiamo
della vanità delle cose
il tuo fedele alza lo sguardo nell'intimo del cuore
e nel silenzio riposa,
e nella tua presenza
si riconosce.
Come ali stendono cerchi di libertà oltre la sete
che invoca il deserto, e il falco pellegrino
il sole pensando alto l'oro delle foglie,
ed ogni istante s'infonde di eternità l'incanto,
l'anima mia si innalza
oltre il brancolare di questa muta assetata
che ha perso il senno oltre la misura del perdono
che inscena inferi, ammassa demoni predoni del mondo,
oltre si innalza,
l'anima mia a te rivolta.
Concedimi la giustizia dei miei sospiri
delle parole ammutolite, delle ferite non lavate,
delle lacrime strappate,
Concedimi un cuore purificato dal dolore,
riversami alla mondanità dei saperi,
ungimi al tuo fuoco,
rendimi capace di discernere la visione che sboccia in ogni cosa,
insegnami la postura del vagabondo, di colui che passa,
concedimi di riconoscerti nel fruscio del vento,
nell'acqua piovana,
e che il grido che dietro si porta la notte,
la luna possente immola ululati
di pacificazione,
e che il grido dei miei nemici
si sciolga in una cascata di fiori,
e piova latte
sui nostri capi.
XXV salmo
Pulsando il sangue nelle vene
sente tutta l'ira di questo mondo precipitare
come un ricordo lontano pavido nel cuore della notte
un focolaio risplende lunare nella chiara memoranza
che affiora al petto e nibelunghe creature del cielo
mi hanno affondato nell'anima e pur un attimo
i miei occhi si sono fatti furia che acceca
e ho visto la progressione che va dall'inizio alla fine
e poi recede,
come un innesto di rugiada il mio scibile
si è fuso con il divino, la mia natura si è fatta duplice,
dove i morti camminano e i vivi gridano,
dove gli angeli si fanno visibili e la loro luce insegna il tuo riflesso,
e i demoni svelano la loro discendenza divina,
come fauci di leoni e ispidi tutto correva
gravitando intorno a un centro,
un buco cuore
un cavo d'osso,
un corpocreato a massa vorticante,
tutto il piano che implode fino agli estremi
e i limiti si toccano
frangendosi.
XXVI salmo
E' un pensatoio questa fossa
dove gli amabili mi hanno gettato
e mi concedono il lusso di meditarti in pace.
Qui dove risplende fulgida la precarietà del mondo,
qui dove l'oscurità diventa primigenia di luce,
qui dove la natura dei sensi riaffiora alla tua fibra,
dove l'occhio prende a plasmare le tenebre,
ed io assiso nella disperazione, prendo a predicare a vuoto,
i suoni si scollano la resina di parole
fonda le membra derivano estese il tuo verbo,
il singhiozzo è un perimetro che sconfina,
e lungi il mio essere si protrae alla deriva
possa la tua immagine risplendere.
XXVII salmo
Invoco pietà ora che il terrore mi sgretola il cuore,
ora che le mie membra tremano
e rimango di sasso,
e le mie parole sono come il traditore che attenta alla mia anima,
che procura profitto ai demoni, che mi vende ai nemici.
Ardua battaglia è il mio cuore in piena,
manda i tuoi angeli in soccorso oh Signore,
che squillino le trombe,
che si rompano i sigilli,
che l'apocalisse tempri ogni fibra del mio corpo,
che io diventi una rivelazione incarnata e mi si lavi la bocca
con il tuo verbo incendiario, e mi si spalanchi la colomba nell'anima,
che la paura si volti in coraggio,
che il mio sangue pulsi impetuoso come un canto di guerra,
che le vertigini del mio corpo diventino prova del tuo passaggio,
che io sia invaso dalla tua presenza,
il verde che scuote le pietre,
l'urlo che rivendica i demoni,
la lancia che apre i cieli.
XXVIII salmo
Dalle mie mani non escono parole
ma levate sono,
puntando verso
partenze inusitate
monumale corre l'onda
fino alla radice del miglio
l'ora che sempre ci ritrova
a strapiombo
sulla soglia che preme
la carne al punto che eccede.
Dalle mie mani non escono parole
ma levate sono
XXIX salmo
Ovunque credimi
ti prego Signore
credimi
il fiume di te mi ha parlato
dolcemente
nei balzi delle onde
un sogno di amore
seguitava un candore e andava andava un ritmo
la cetra si è messa a suonare
le corde cantavano
ho bisogno del tempo fino alla fine del tempo
libero di fluire
la mia preghiera
folle si scioglierà come neve e prenderanno a scendere
ghirlande come lodi a te rivolte
nel firmamento i cembali esploderanno copiosi
la tua potenza nei tempi dei tempi
e nulla sarà andato invano.
Ovunque credimi ti prego Signore
e aspettami e non lasciarmi andare
XXX salmo
Vedo Signore con l'occhio assoluto
che per l'eternità di un istante mi hai donato
che ogni tempo
porterà la sua grazia sul dorso di una tigre
e ogni creatura ha la sua misura nel perdono
e ogni invaso è uno sforzo teso alla tua distanza
e ogni ceppo dalla divina grazia verrà divelto
in suoni di timpani
le percussioni apriranno i cieli e i mari profondi
e la terra verrà svelata
ai nostri occhi spalancata.
XXXI salmo
Sorgeva l'alba fra i canneti
si dileguava il notturno grido,
liquida diveniva
quiete maestoso silenzio
vedevo l'oro farsi madreperla
le ninfee balenare nel verde
e un ponte levitava al cielo
d'arcobaleno.
La luce spogliava le ombre,
e lei,
colei che accende gli appetiti,
colei che scopre l'anima,
come una delizia di ogni senso ricambiava
i miei sguardi
con la gioiosa innocenza della grazia.
Dalle sue labbra voluttà scardinava ogni mio intimo pudore
e in virtù di alloro la vedevo animarsi.
Non so se fosse ciò la manna, la benedizione che tu elargisci
in siffatta perfezione a volte ai tuoi prediletti,
non so se fosse invece brama di questo mondo,
il caduto tende a noi agguati ai confini del tuo volere,
ma seppi allora profondamente quale amaro inferno
deve esser stato perderti.
XXXII salmo
Questo è il luogo del mio risveglio,
alleluja al Signore che me l'ha concesso.
Per quanto amaro,
per quanto detestabile,
per quanto insopportabile,
per quanto doloroso,
per quanto ingannevole,
è il luogo del mio risveglio.
Più in là verranno i prediletti della tua sapienza
a incendiare il mondo con semi di garofano
a moltiplicare i pani
a benedire i pesci
a resuscitare i morti
a mondare gli immondi
e ovunque tu sarai più di prima,
ovunque.
XXXIII salmo
In un oggi che è già lontano nella memoria
eppur presente nell'immediato
il salmastro del mare
mi ha declinato a raggiera in mille riverberi
indugiavo beato sorbendo la grazia, il vento che sospirava
nutrendo gli umani in quanto vegetali
e il panorama schiudeva di un laccio selvaggio
le onde a quelle figure che si delineavano.
Sono la prima declinazione dell'essere
l'infinito a tendere
venuto al compromesso della carne
terza persona in plurale
io, io, io
tremolante,
un avamposto,
un astro nascente,
la lanterna appesa allo stoppino che brancola nel buio,
tu altissimo che hai luce ove anche è il buio,
in un angolo spera
anche ciò che dispera
disperso
in te.
XXXIV salmo
Inanela la mia tristezza
al bordo della luna
un canto che suona
in nome di una antica lamentazione
profondo brillare su questa estesa valle di lacrime
sulla pianeggiata di alture e verdi chiome alate
di vegetazioni ricolme al notturno passaggio.
Ora che riposo inesteso di voci, brulicare amante
di vertigini e il corpo abbandonato alla incuria del tempo
all'abbraccio del sonno in questa incantevole assenza
che riforgia la mia anima a pezzi,
scendono benedizioni dal cielo
stelle accese a siderali vicinanze,
atomi sparsi della tua grazia
a coloro che vegliano,
dispense d'amore
stillano
scioglendo i voti
dileguando i dolori
ogni cosa a te rivolta
nella tua pienezza
si schiudono le soglie
da oriente a occidente
ai tuoi prodigi
esulta a te ogni creatura
la terra fiorisce nell'abbondanza
il frumento cresce
i cieli splendono celesti
i fiumi sono gonfi di acque
i cuori si aprono
forgiati d'argento
al crogiuolo
della tua sapienza,
il grido si muta in lode,
l'abbattimento in coraggio,
la preghiera che ha cavalcato lo scoramento,
la preghiera che ha risalito fino alle tue pendici,
tu che ascolti
colui che si incammina, che a lungo ti cerca
beato colui che non si arresta di fronte all'abisso
anche se i suoi passi vacillano
e fiducioso si slancia nella tua beatitudine
e sprofonda nel tuo amore
ed esulta nella tua misericordia
XXXV salmo
Compassionevole brace
in questa bufera di mondo
che ardi
non declinarmi a vuoto,
invano a sbuffi focosi
senza cerimoniere
senza l'invito del vento
senza listelli di suono
al conio di qualche verbo imbandito
allo sbando
le nostre vite consumate
qui noi un io espanso di cera
oltre il perimetro della solitudine
estinto
senz'ardere, senza amore, senza pace,
senza risplendere
senza discernimento.
XXXVI salmo
Quando gli ultimi saranno i primi
e ogni anno calcato con i passi sulla polvere
rientrerà nel computo estremo di tutte le misure
e ogni estrema unzione pioverà a grappoli
una nuova fioritura di acini
e noi l'amore sapremo conversare nel tuo nome
mescendo e riversando
in un frutto incontaminato
fuggire sarà sparire
sparire sarà salire
salire sarà lodare
lodare sarà amare.
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