mercoledì 5 maggio 2010



Da FinTo diArio 
             ( in disordine cronologico )  3

17 / 2 / 2010


Osservo il gatto che si gode il suo pranzo netturbino,
rincasa il vicino.


25 / 2 / 2010


Dove sono le mie ninfe d'acqua accorse su 
questa terra in giovani membra di leggiadre fanciulle che accompagnano i cani nei bisogni, che vanno bocconi ridendo sotto l'acquazzone, la volturna dai polpacci dorati, la figlia di orchidea, la madreperla dei sorrisi, quella della voce che abbaglia. Nelle pause sdentate accorrono come fiordi dalle imbarcature i rumori di mare che avanza. Come un passaggio intenso di parole curve che si arrampicano alla luna, suoni per domicilio avvitate come lampadine. 
Figuro retorico allor quando la vita era ancora un qualcosa fluttuante, non una sconfitta, assodata.


Visita ai luoghi che furono, a spicchi di libri avanzando, mi getto in epistrophe in giravolte d'abbracci. Auscultavo il mio balconte un terrore geko mi ha visto rupestre farmi al muro. 
Una piana di luce tira da qui alle nuvole, la sento la voce di terre promesse. 
A questa strada attingo come fiore di muschio, a tutto questo cosmografo dettagli.


15 / 3 / 2010


E poi all'apice del mio successo, un semplice passaggio, semplice ! di un singolare scavato in qualche convenuto alla mia infanzia in bici, dondolando a testa ridente a frazioni d'anca, fischiettando quasi, recuperando io 
dal davanzale quasi mi butterei a sfasciarmi.


6 / 3 / 2010


Aggiornarsi alla rinuncia, prendere le cose in spirito di attesa.
Come un nuovo esordio ripetuto alla dipartita mi accomodo sul mio balcone letto a scivolarmi addosso memorie di un sabato provinciale denuclearizzato. Incubo scaccia incubo, sasso schiaccia sasso, dissemino tracce ovunque delle mie scomparse dei miei vuoti a venire, delle ceneri danze. Lo sconforto è la nota dolente è la nota ruotante, gli accorsi in moltitudine a braccia aperte a braccia conserte.
E l'inesorabile del fornello spiatella le sue ricette,
e l'inesorabile del già detto accura prevenendo,
e l'inesorabile del fiaschetto ci tracanna nel petto.
Come mani impavide a un pugno di polvere stringe.....


12 / 2 / 2010

E me ne sto qui a massacrarmi di poesie, a frangermi in veri, a sfaldarmi in versi,
a farmi colabrodo.
Come se fossi così ingenuo come un bambino da non sapere che la poesia è roba da mattini su spiagge deturpate in soli evanescenti.
Come se non sapessi che la poesia è roba da amanti, dementi, perdenti, da adolescenti emarginati, da giovani indietro coi pagamenti, disoccupati in arretrato di desideri,
da vecchi rinsaviti con una mano sul culo della badante prima di svanire
da questo involucro di carne.
Come se non sapessi che il mondo è una macina a motore che va a doline d'ossa e di sudore, di lacrime e stupore, amore, amore a scoppio di una risata delirante.
Ed i poeti, i poeti, con le loro parole al vento, con le loro pagine immacolate che ci fanno ancora piangere.....



20 / 5 / 2009


Andando a stringer l'osso
di questo giorno senza fine
che non ha mai 
                            avuto 
                                        inizio,
il sole è ancora in piena     
    sulle vetrate
                    a contemplarsi 


  Potrà questa bellezza
                 spalancare il mondo ?                           















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