lunedì 22 marzo 2010



Da FinTo diArio 
             ( in disordine cronologico )




6 / 9 / 2008


Nota bislacca di fine estate, elogio del fior trabocco, spremuta di arance come una iniezione di sole orchidea. Il mio amico ripartirà domani. Tornerò alla mia solitude troppo rumorosa della pedalata ? Il piano regolatore di questo condominio cosmococchico, la mia emarginazione, la mia distanza dalle stelle, dalle stalle. Intensa estate cicalina, il muro d'ombra degli alberi.....


26 / 2 / 2010


Ho sognato una piana azzurr'oro scavata, degli appunti a scadere che mi scadono addosso...
Mi ero doresto dal letto con la voce di queste cose, poi figuro eretto spoglio di entusiasmo, mi sono ritrovato infinitamente stupido. Qui dove la morte conduce il gioco, noi, io che mi dico noi per non sentirmi soli, per eccesso di entusiasmo, per carenze d'altro, svuoto le tasche, svuotiamo le tasche e le scopriamo già vuote. Però attesi, a volte lontani, a volte prossimi , a volte deflagranti puntiamo in alto le mani, alziamo le mani al cielo. 
Vette a cadere, ci auguriamo un glorioso fallimento, ci auguriamo il risveglio


Ciurma mi guardava come un miracolo involarmi sulla fascia in una serpentina con le ali ai piedi, dopo aver incocciato la palla. Come io non fossi io, ma un evento. 


Oggi il mio cuore è una provvigione di lacrime. Un bambino mi parla da età differenti. La mia anima è in cielo per la ristrutturazione, il mio corpo mi rimane in panne !


Alla rotatoria ho rivisto quell'avviso notturno, un imbarazzo di mani, le scene sociali, le libere produzioni, le precedenze, i motori a pedale e dietro gli sguardi noi dietro le quinte.  




31 / 12 / 2008


.....Diari imprevedibili,improbabili, note d’ebano su ritagli d’argilla, assoli su fogli di glifo, si avanzano come un rompicapo, vivi si stagliano su palafitte di scaffali in bella vista abbandonati. 
Il cane bianco riposa il reparto di Poesia scaduta. 
Il nuovo anno pone le basi per la sua fine, per i vagabondi, quelli che si accampano senza far rumore, di ogni giorno è una fine. Figure raminghe attraversano eccitazioni di strade, uno rammemora, l’altro devia la vista sul bucato. 
La bella sconsiderata ha eletto la sua alcova a centro di consiglio.
Un fumo incendiario ritaglia lo spazio di un ristretto vissuto, si alza, la luna è un alabarda. 
Tagliato fuori, impedito, una graticola è il pasto d’amore.  




18 / 3 / 2010


La pioggia cadendo e le restanti tracce, una chioma si va spiovendo nel temporale, nera la notte perimetra, a cristalli di stelle si avvicenda alle nostre finestre, i nostri sguardi fragili, aurorali, le nostre primizie d'occidente, rossore di gote assetati, i nostri voli a cuore panico, spalancato, le nostre mani, le nostre labbra che si cercano, si intrecciano. 


Il balzo di tempi, di fure stagioni, 
il passo dal sole che inverna al fiore che sboccia, il passo al sole flagello, all'avido moto di fresche briose 
che fanno furore tra le carni disanima pori perlustra orizzonti, pelle a vertigine, a risvegli, mi ha vita e massacra. Un torpore che prende corpo, il mio corpo, lo stana nei bulbi peliferi, nei riscontri di zona, mi svuota a parole i silenzi le buone novelle. 

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